de Maurizio Delli Santi * –
Sono i giorni in cui si parla di autonomia Strategica dell’Unione Europea y di un rinnovato progetto di difesa comune, ma sono i tempi di un’Europa in cui prevalgono temi fortemente divisivi per l’identità europea. È il caso dell’assenza di qualsiasi intesa comune su un piano condiviso dell’accoglienza e dell’asilo, e anzi della ostinazione dei paesi sovranisti, ma non solo, sulla “politica dei muri” e dei respingimenti ad oltranza. E ciò anche di fronte alla gravissima crisi umanitaria che sta investendo l’Afghanistan.
Ma le contrapposizioni sono anche nella annunciata opposizione dei cd paesi frugali sulle scelete di politica economica espansiva che l’Unione si è data con il Piano di ripresa e resilienza, noto come Recovery found o Next generation EU, una misura di impronta keynesiana molto attesa, specie dall’Italia che ha necessità di dare una forte spinta alla ripresa dell’economia in un paese disastrato dalla pandemia.
Per ultimo, si è dovuto assistere anche all’obbrobrio giuridico della corte costituzionale polacca che, dimenticando l’articolo 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione e la teoria generale del diritto, ha posto in Discussione il principio del primato del diritto comunitario e la stessa Corte di giustizia dell’Unione Europea, giudice ultimo sulla interpretazione del diritto dei trattati.
En questi scenari, è opportuno dare il giusto rilievo alla recente visita che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha compiuto in Germania, una tappa significativa che non a case segue quella compiuta nella Francia di Macron nel luglio scorso. Si tratta di eventi che segnano la rappresentazione di un asse Italia-Francia-Germania che potrà evolucione en una formación de liderazgo come è accaduto al G20, dove ha saputo riproporre il tema del multilateralismo e tracciare la linea sulle “sfide globali”, salute mondiale, cambiamenti climatici, disguaglianze.
Una indicación es necesaria: la imparzialità, la trasversalità e il ruolo di garanzia del presidente sono elementi fondanti del nostro modello costituzionale di Repubblica parlamentoare y certamente risulterebbe scorretto calare nell’agone politico dei partiti il ruolo del Capo dello Stato. Tuttavia, the intervento del presidente della Republica nelle relazioni internazionali non può considerarsi neutrale rispetto ai grandi temi della libertà, della democrazia, dei “valori dell’Europa”. I momenti topici delle visite del capo dello Stato a Berlino e Parigi sono stati certamente i richiami costanti al percorso storico e ideal dei legami che uniscono l’Italia ai paesi d’Europa, ma soprattutto i riferimenti ai principi su cui occorrerà sviluppare il futuro dell ‘Sindicatos. Gli interventi del Presidente potrebbero essere raccolti in a mini-trattato per quanto sono netti e marcano le distances rispetto alle posizioni critiche emerse nel contesto europeo. Elocuente è un passaggio della sua lectio alla Sorbona: “Nel contesto attuale si sente talvolta dire che vi sono visioni diversity, talvolta opposte ma che si pretendono parimenti plausibili, di Europa. Al netto della doverosa disponibilità a comprendere i diversi punti di vista ea rendersi conto della fatica di ogni costruzione, questa tesi rischia di mettere in ombra le autentiche finalità dell’esercizio di unità europea che sono, invece, inequivocabili”. There qui il monito: “il patrimonio di valori racchiusi nell’ideale europeistico”, che “ha inoltre consentito un ancoraggio sicuro alle democrazie dei Paesi dell’Europa centro-orientale dopo il 1989”, rappresenta “un capitale che non può essere depauperato né compromesso (…) non vi può essere democracia senza libertà; libertà senza democracia; libertà e democrazia senza giustizia sociale che consente il perseguimento della prosperità”.
E sul tema de la “autonomía estratégica”, al capo dello Stato si deve una concezione dell’identità europea basata su un momento identitario comune di valori, soprattutto come declinazione della responsabilità e della solidarietà. Significativamente el pensiero del presidente Mattarella sulle politiche migratorie: “I migranti non sono nemici (…) la politica migratoria rimane un vulnus recato alla coscienza europea. Alla pandemia abbiamo saputo dare una risposta europea, alla crisi economica altrettanto. Alle migrazioni, ovvero al tema che in grande misura oggi interpella i nostri valori, al tema che più di altri mette in gioco la nostra capacità geopolitica e la nostra visione del futuro, non siamo ancora riusciti a dare una risposta adeguata, efficace e comune” .
En definitiva, è chiaro il messaggio: l’Europa deve difendere e proporre il suo sistema di valori e di diritti, costruito da un softerto processo di integrazione, durato settanta anni e voluto dai 27 parlamenti europei, che nessun rigurgito nazionalista e nemmeno un giudice “costituzionale” desorientato potranno scalfire.
* Miembro de la Asociación de Derecho Internacional.
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